Quando lo sport supera le barriere fisiche e sociali.
Grinta e Passione, la trasmissione a cura della Redazione Sport e Inclusione che si occupa dello Sport Inclusivo, Integrato, Paralimpico, Sociale, Solidale e Accessibile.
L’enorme potenzialità dello sport come strumento metodologico e terapeutico oltre che semplicemente ricreativo ha fatto si che nei decenni nascessero in tutta Italia associazioni, squadre e tornei sostenuti dalle federazioni nazionali sportive e o dilettantistiche con o senza aspirazioni agonistiche che ha coinvolto e coinvolge a tutti i livelli migliaia di persone disabili di ogni età.
Studi e ricerche hanno provato e dimostrato quanto ogni disciplina sportiva agisca aldilà della patologia della persona in termini di autostima e sia capace di superare le barriere psicologiche o le resistenze emotive della persona che si avvicina alla pratica sportiva.
Con questa rubrica vogliamo raccontare lo sport attraverso la voce dei protagonisti andando ad intervistarli nel pieno della loro attività sportiva.
Altresì racconteremo la storia delle associazioni sportive e le loro attività sul territorio, che a Roma rendono possibile attraverso lo sport l’inclusione e la partecipazione ad ogni disciplina sportiva delle persone disabili.
Passo dopo passo….oggi
Nel 1948 il medico inglese Ludwig Guttmann, neurochirurgo, fu il primo ad avviare alla pratica sportiva i soldati inglesi reduci da ferite in combattimento, i quali venivano ricoverati presso la “Spinal Injuries Unit” di Stoke Mandeville. Soldati che nel corso della II Guerra Mondiale, avevano riportato ferite gravi e lesioni midollari.
Dal 1952, organizzò i cosiddetti Giochi di Stoke Mandeville, cresciuti nel tempo fino ad avere oltre 130 partecipanti stranieri, cosa che impressionò l'opinione pubblica internazionale e i dirigenti del movimento olimpico.
Nel 1956 Guttmann fu onorato con la Coppa Fearnley, riconoscimento creato per premiare chi si distingue nel contribuire all'espansione degli ideali olimpici.
In seguito a questi successi decise, su proposta ed assieme all'italiano Antonio Maglio, pioniere delle terapie di riabilitazione dei disabili,. di portare i giochi a Roma nel 1960,
Giochi poi riconosciuti come “ giochi paralimpici”, manifestazione che continua tutt'oggi con crescente successo.
Negli anni sessanta, iniziarono ad essere promossi anche gli eventi sportivi dedicati agli atleti con disabilità intellettive. Nel 1968 si tennero a Chicago le prime Special Olympics.
Il 18 settembre 1960 si aprirono a Roma i IX Giochi Internazionali per Paraplegici, ovvero la nona edizione internazionale dei Giochi di Stoke Mandeville come equivalente dei Giochi olimpici per veterani della seconda guerra mondiale con danni alla colonna vertebrale. Sin dalla prima edizione si erano sempre svolti nella cittadina inglese di Stoke Mandeville, da cui prendevano il nome, ma nel 1958 Antonio Maglio, direttore del centro paraplegici dell'INAIL, propose a Guttmann di disputare l'edizione del 1960 a Roma, che quell'anno avrebbe ospitato la XVII Olimpiade.
I Giochi Internazionali per paraplegici furono organizzati dall'INAIL e dal Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI) e si svolsero una settimana dopo la conclusione dei Giochi Olimpici.
I Giochi di Roma 1960 vennero posteriormente riconosciuti come I Giochi Paralimpici estivi solo nel 1984.
In italia solo nel 1974 si arrivò alla costituzione dell’Associazione Nazionale per lo sport dei paraplegici (Anspi) per promuovere, sviluppare e disciplinare lo sport di questi atleti quale strumento di recupero e quale mezzo di salute cominciando così ad affacciarsi un’accezione di sport quale diritto per tutti i cittadini disabili. Si partecipò così, per la prima volta, ai Campionati Europei di atletica leggera (Vienna 1977) e a quelli di basket in carrozzina (Olanda 1977). Fu un primo passo, ma le esigenze divennero molteplici, gli impegni nazionali e internazionali si moltiplicarono in...
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